Il risultato è stato pubblicato sulla rivista scientifica Nature.
Era impossibile da immaginare solo 20 anni fa, ma il primo embrione completamente artificiale è una realtà. E’ di topo ed è artificiale perché non è stato ottenuto a partire dall’unione di un ovocita e di uno spermatozoo, ma da cellule staminali. Anche se in un futuro molto lontano si potrebbero immaginare esseri viventi artificiali, non è certamente questo l’obiettivo dei ricercatori: oggi l’embrione artificiale è solo un laboratorio unico per studiare le primissime fasi della vita, a partire dalla nascita della placenta e dei meccanismi con cui l’embrione si impianta nell’utero per dare il via a una gravidanza: processi che al momento sono poco noti, una sorta di ‘scatola nera’ della vita.
Pubblicata sulla rivista Nature, la ricerca è stata condotta in Olanda, nell’Istituto di Medicina rigenerativa dell’Università di Maastricht, dal gruppo guidato da Nicolas Rivron. Il punto di partenza sono state due famiglie di cellule staminali: quelle che danno origine alla placenta e quelle da cui si forma l’organismo. Poste le une accanto alle altre in provetta, le cellule hanno cominciato a comunicare e grazie a questo dialogo, mai finora osservato ‘in diretta’, le cellule si sono organizzate in una struttura simile a quella di un embrione nella fase iniziale dello sviluppo, la blastocisti, nella quale si forma la sacca che racchiude le cellule staminali.