Come si fa a rialzarsi e a crederci ancora?

Come ci si riesce dopo 3 anni che si desidera un figlio che non arriva.

Dopo che per 1 anno e mezzo ti affidi alla natura, al caso e poi ai test di ovulazione per massimizzare le possibilità.

Dopo che ogni cosa è fatta come se fosse una tabella di marcia.

Dopo che l’anno passa e anche se tutti, compreso il ginecologo, ti dicono che la formula magica è “non pensarci e un figlio arriva”, tu senti che qualcosa non va.

Dopo che a 30 anni ti dicono che andrai in menopausa precocemente e hai solo il 10% delle possibilità di arrivare all’embrione con un tuo ovulo.

Di portare a termine una gravidanza nemmeno se ne parla.

Dopo 1 anno e mezzo di esami, visite, consulti con pareri contrastanti e centri di fecondazione assistita, decidi la strada da percorrere.

Ti fai guidare dall’istinto, dalla fiducia e dall’umanità che ti trasmette chi te la propone.

Dopo che quasi smetti di vivere e pensi solo a riposarti e al tuo desiderio di maternità.

Non organizzi più nulla, cominci a vedere poco anche gli amici perché è tutto in funzione dell’attesa dell’ovulo giusto che prima o poi arriverà.

Dopo che sei talmente tanto organizzata che sei tu a ricordare al centro che hai scelto quali esami scadono e sono quindi da ripetere.

Dopo 13 cicli da quando hai cominciato questo percorso e continue ecografie di monitoraggio.

Dopo che non hai perso nemmeno un giorno di lavoro.

Ti concedi il riposo solo i giorni degli interventi ma già il giorno dopo, nonostante il dolore, sei al tuo posto di lavoro sorridendo a tutti come se nulla fosse.

Dopo 4 FIVET, 4 interventi, 4 speranze concrete accompagnate da continue terapie farmacologiche ed esami.

Dopo 2 embrioni che non si attaccano ma che tu hai visto formarsi ed inserire dentro di te e la loro perdita la vivi come un aborto.

Dopo 1 che non si fertilizza e dopo 1 che invece si attacca e resiste fino a che una dottoressa, nel modo più amorevole possibile a 7 settimane di gravidanza, è costretta a dirti che non c’è battito.

Dopo che molti ti dicono “era solo un embrione”, “erano solo 7 settimane”.

Per te invece era vita, vita dentro di te.

Dopo che molti continuano a chiederti “e voi, quando li fate i figli?” senza sapere quanta sofferenza ti scava dentro questa domanda.

E dopo aspetti.

Aspetti quell’aborto spontaneo sapendo che lui è lì, dentro di te, anche se non vive più.

Dopo l’aborto che arriva.

Improvviso, alle 5 del mattino del 29 di febbraio.

In un giorno che rivivremo solo tra 4 anni.

Ma un dolore che rimarrà per sempre.

Dopo che arriva una pandemia che blocca quel tempo così prezioso per chi percorre questa strada.

Dopo che fai pace con il tempo e con le pance delle altre donne che magari “non lo volevano poi così tanto quel figlio che è capitato”, non puoi fare altro che aspettare.

Il giorno della festa della mamma ad aspettare però non ci riesci più e decidi di fare un test perché hai un ritardo.

Incinta.

2-3 settimane.

E naturalmente.

Sembra il miracolo di quest’anno bisestile così strano ma così potente.

Riprendi le terapie farmacologiche con un’attenzione maniacale.

Quasi non ci credi e hai tanta tanta paura.

Ma speri, perchè questa volta è diverso.

Dopo 3 anni di tentativi questa volta l’ha deciso lui.

Questa volta è forte.

Questa volta ci sarà il lieto fine.

Deve esserci.

Hai combattuto così tanto che te lo meriti.

E invece 4 giorni fa iniziano le perdite.

Corri dalla dottoressa che ti visita subito.

Per quello che si vede non si può dire nè che va tutto male e nè che va tutto bene.

5+4 settimane di gravidanza è troppo presto per vedere l’embrione.

Ma la camera gestazionale è presente ed è in utero.

Endometrio spesso e nessun distaccamento visibile.

Ti meravigli e pensi che la natura sia più forte di tutto.

Ora non si può fare altro che aspettare.

Ma le perdite continuano, sempre più rosse e sempre più simili ad una mestruazione.

Non c’è più tensione al seno e non si fa più fatica ad infilare progesterone.

Cominci a sentire qualche crampo e la testa ti scoppia.

Ormai conosci il tuo corpo e tutti i segnali che ti manda li hai catalogati nella tua testa.

Leggi i forum, cerchi storie che possano darti una speranza ma la tua situazione è diversa da quelle che leggi e smetti di credere ai miracoli e a qualsiasi altra cosa.

Pensi alla persona che ti sta accanto da 14 anni e che ti ha supportato in tutto questo percorso nella maniera più meravigliosa possibile.

Pensi che non sarai mai in grado di dargli un figlio e hai paura che prima o poi tutto questo farà crollare quelle basi così solide del vostro rapporto che con tanta dedizione avete curato giorno dopo giorno superando tante difficoltà fino ad arrivare a questa che è la più grande di tutte.

E dopo tutto questo non rimane che aspettare una visita di controllo tra 4 giorni e quello che con molta probabilità sarà un altro aborto spontaneo.

Ancora, e ancora, e ancora, e ancora.

Dopo tutto questo.

Dopo un quantitativo indefinibile di lacrime versate e di dolore fisico e mentale.

Dopo che al solo pensiero di un altro tentativo, qualsiasi esso sia e ammesso che tu trovi i soldi per riprovarci, hai paura che il tuo corpo trasformi quella piccolissima vita nuovamente in morte, senza permetterti di nutrirla e farla crescere dentro di te.

Senza che nessuno ti chiami mamma, senza che tu possa sentirti tale e senza che possa anche tu festeggiare la seconda domenica di maggio.

Dopo tutto questo.

Come faccio a rialzarmi e a crederci ancora?

Una risposta

  1. Mi sono ritrovata nelle tue parole. Io di anni ne ho quasi 43, di aborti tre, di biochimiche almeno quattro. Sono a fine corsa e comunque oramai sto provando a mettermi l’anima in pace.
    I miracoli non esistono.
    O sei fortunata o no.
    Un abbraccio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Storie simili

Ho scritto varie volte per sfogarmi durante l’attesa di una gravidanza che non arrivava….. Continua

Sono sempre io, quella dell’abito verde, di “stanca “, di “a noi..buona festa della… Continua

7 Gravidanze, 3 nati vivi , 5 no. A volte non si può comprendere…. Continua

La pazienza è la parola che accompagna il mio 2025. Mi dicono che sia… Continua

Seleziona uno o più argomenti

Scegli la tua emozione