Il ritardo dell’avvio della fecondazione in vitro provoca una riduzione delle possibilità di successo. Gli esperti della Società Italiana Riproduzione Umana (SIRU) lanciano l’allarme: mancano Linee Guida appropriate e i relativi Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA)
Diventare mamma dopo i 35 anni può richiedere tempo. Ma è proprio il tempo il fattore chiave per le coppie che desiderano essere genitori. Secondo uno studio pubblicato su Human Reproduction, il ritardo dell’avvio della fecondazione in vitro provoca una riduzione delle possibilità di successo. Un effetto che si acuisce soprattutto quando l’età materna avanza e in presenza di una causa nota di infertilità. Gli esperti della Società Italiana Riproduzione Umana (SIRU) lanciano l’allarme: mancano Linee Guida appropriate e i relativi Percorsi Diagnostici e Terapeutici Assistenziali (PDTA).
Mamma over 35: il fattore tempo e le possibilità di successo
«L’età media delle coppie che si rivolgono ai centri di procreazione medicalmente assistita in Italia è di 36,7 anni – spiega Antonino Guglielmino, fondatore della SIRU -. Tuttavia, l’accesso alle terapie avviene spesso con un ritardo di 4-5 anni, incompatibile con le tempistiche biologiche della fertilità. E occorre sottolineare che un ritardo di soli 6 mesi nell’inizio della fecondazione in vitro determina una riduzione delle nascite del 5,6% tra i 36-37 anni, del 9,5% tra i 38-39 e dell’11,8% tra i 40-42 anni. Questi numeri raddoppiano quasi in caso di un ritardo di 12 mesi». Sono dati allarmanti, considerato che l’aumento dell’età e della durata dell’infertilità possono compromettere le possibilità di successo delle cure.