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Forse

Credo di averlo scritto sul mio diario segreto tanti anni fa che mi sarebbe piaciuto diventare mamma. Avevo circa 20 anni…probabilmente adesso le ragazze a vent’anni non hanno questi pensieri, ma ne sono passati 15 e con loro tante cose che hanno cambiato tutto. Anche me.

Eppure due anni anni dopo eccolo avverato il mio sogno, dopo 20 giorni di matrimonio quelle due linee mi fanno incrociare gli occhi, incredula nel bagno di casa, cado per terra con il test in mano, la faccia rigata di lacrime e un solo pensiero in testa: NON ADESSO!

La stessa cosa che esclama mio marito (ormai ex), che mi fa capire subito che io, in quella situazione, sarei rimasta sola. Completamente.

In quel momento ti preoccupi solo per lui, per quel puntino che presto diventerà la maggior responsabilità della tua vita, quel puntino al quale dovrai assicurare amore e una famiglia solida e unita, non come la mia, che mi si era sgretolata davanti agli occhi qualche anno prima.

Decido che non voglio un’altra me. Non sarebbe stato giusto. E il 3 marzo del 2006 è diventato quello scheletro nell’armadio che mi perseguita dopo ancora 12 anni e che so che non andrà mai più via.

E invece vado via io, quell’anno, come una pazza furiosa, contro tutto e tutti sento che devo andare via da quel posto, devo trovare un lavoro che mi travolge, per non pensare, per lavarmi la coscienza, per dimenticare. Lo trovo e mi ci tuffo dentro a capofitto per 12 anni, dimenticando la vita privata, la gioia di essere una ragazza giovane e piena di vita e il fatto di essere lontana 500km da casa. La morte ce l’ho dentro e me la porto dietro senza nenache saperlo.

Fin quando, per un errore sulla tabella di marcia, mi permetto di uscire fuori dalla mia zona di confort e di ritrovare amici di vecchia data. Tra quegli amici, quella sera, incontro il mio compagno attuale.

Quattro anni di amore sincero, puro, semplice e maturo, che ci fa prendere la splendida decisione all’unisono, di avere un figlio dopo soli due anni.

Ma ne sono passati altri due, di tentativi, di pianti, di lotte e depressione, di sensi di colpa, di speranza e dottori che ti dicono che state benissimo, entrambi, che devi solo rilassarti e tutto verrà da se. NON CI PENSARE, dicono. Questa frase non posso più sopportarla.

Dopo quasi due anni di tentativi ho mollato tutto. Controlli, ginecologi, cure ormonali, tutto ciò che mi ha portato ad una depressione pesante, ad attacchi di panico forti e invalidanti, al dubbio che probabilmente è ciò che merito per quello che ho fatto. Che forse il mio treno è già passato, era quello, ma io non ho voluto vederlo. Che forse non tutte siamo nate per essere mamme, che magari non è poi cosi sbagliato non avere figli. Ho tante cose belle, adesso nella mia vita, forse è un’esperienza che non devo fare.

Accettare questa cosa mi sta costando impegno, un’analisi specialistica e un’autoanalisi massacrante. Stare faccia a faccia con se stessi e ammettere la verità non è mai facile.

O forse non è questo il momento. Forse arriverà, quando meno me lo aspetto. O forse non lo so, ma mentre spero, so che non e la fine del mondo. O forse si.

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