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Si direbbero della mani grandi e forti…

“Si direbbero delle grandi mani e forti…”, come direbbe papà roccia piangendo di non essere riuscito a proteggere il proprio figlio. Come le mie, come quelle di mio marito, come le nostre messe insieme per provare a creare una famiglia. Da 4 anni, quasi, a cercare questo bimbo, fare sacrifici per comprare una casa che sia abbastanza grande per dargli una stanzetta tutta sua e ampi spazi immaginandolo, già, di vederlo gironzolare col girello, col triciclo. E così, dai il via ai primi monitoraggi per capire come funzioni, come ovuli e da lì già inizi a percepire che sarà difficile il cammino: follicoli pigri. Chi ben comincia è a metà dell’opera dicono…! Caspita, mi dissi, andiamo bene! Avevo già 34 anni suonati (molti direbbero giovane) e mio marito 3 anni più di me. Questi monitoraggi fatti per 4 mesi di fila, davano sempre lo stesso risultato: follicoli che arrivati ad una certa grandezza, regredivano repentinamente. Perciò, provammo con qualche ciclo di CLOMID. Bellissimo vedere questo follicolo a 20/22 mm, tanto che mi facevo lasciare l’ecografia per ricordo. Puntualmente, disatteso. Puntualmente arrivava questo ciclo, preciso come un orologio svizzero! La delusione diventava sempre troppa. La tristezza, la delusione, il fallimento che ogni mese mi lasciava il volto segnato dalle lacrime. Tante lacrime. Troppe. Così, spinta dalle esperienze di amiche, colleghe che l’avevano già fatta (3/4 volte almeno prima di avere la grande gioia) iniziai a pensarci sù, alla fivet. Lungi da me farla. Io che ho paura della mia stessa ombra, fare la fivet con tutti i rischi ne comportano? Non sia mai!! Ed invece mi sono ricreduta. Tutto ciò in cui credevo fermamente si è vanificato nel momento in cui, all’ennesima visita ginecologica mi è stato detto: “Signora, la vostra strada è solo la fivet!”. Così, contatto un centro a Milano di PMA in convenzione dove ho trovato esperti di cuore, umani, che non mi hanno fatta mai sentire un numero (come molto spesso dicono). La trafila non la racconto perchè tanto, si sà, è quella per tutti. Esito della prima stimolazione: 10 follicoli prodotti da 10 mm ed 1 follicolo da 16 mm. Il dottore mi disse che non mi avrebbe mai fatta salire fino a MI per un solo follicolo e così mi ha interrotto la stimolazione. Mamma mia che delusione! Che tristezza, che amarezza. La nostra prima battaglia persa. Poi il covid. Ho pensato tra me e me che forse, trovandosi la pandemia di mezzo, sarà stato un segno tutto ciò, perchè se fossimo saliti a MI, non avremmo più avuto modo di scendere per via del blocco. E così nei mesi del lockdown vai avanti cercando di rincuorarti, di capire come procedere, a chiedermi “lo voglio ancora questo bimbo?”. Mio marito, sì che lo voleva. Mi disse che avrebbe voluto fare un secondo (ed ultimo tentativo) ma che sarei stata io a decidere e che non mi avrebbe mai obbligata. Era triste nel vedermi fare quelle punture, vedermi gonfia come un pallone, sformata, per nulla… E così, ancora una volta eccoci a riprovarci. Ma questa volta non più a MI ma nel nostro paese. Rifaccio la stimolazione. La stessa, con un dosaggio leggermente inferiore. Esito: 1 solo follicolo! Uno solo bellissimo follicolo! Bello grosso come non mai! Tanto che la dottoressa assolutamente non voleva portarmi al pick-up ma interrompere come è stato per la prima volta, la stimolazione. Mi sono rifiutata categoricamente! Le ho risposto che non avrei fatto una seconda stimolazione per niente! Che non avrei lasciato il mio sacrificio fisico e sopratutto mentale per niente. A rischio che non vada bene. Mi sono ostinata e così il 24/05/2020 ho fatto questo pick-up andato tragicamente. Chissà dove si era nascosto quell’ovocita. La dottoressa non gli ha fatto “tana”… Dopo qualche ora andiamo al suo studio e lì mi comunica la sentenza: “Signora, non ho trovato l’ovocita. Non mi sento di farle fare un terzo tentativo perchè lei ha una insufficienza ovarica e qualsiasi stimolazione faccia, avrebbe sempre lo stesso risultato. Per lei, le strade ora sono ovodonazione o adozione”. Si è conclusa così, con queste parole, la mia speranza di avere la pancia, di avere un bebè tra le mie braccia. Tra le nostre braccia. Ho 38 anni e non sarò mai madre, ma sarò zia tra qualche mese perchè la vita mi ha beffata così. Mio marito non sarà mai padre. “Si direbbero delle mani grandi e forti…”

3 risposte

  1. Questa storia finisce con una sentenza simile a quella che ho ricevuto io…nel mio caso scarsa qualità ovocitaria. Ma tant’è…le soluzioni sono le stesse: ovodonazione o adozione. Io ho scelto la prima. Ci è voluto il tempo per fare il salto verso questo percorso, il mio tempo, quella della elaborazione e della ripresa. Ma non mi arrendo a non avere la pancia e mio figlio, almeno non ancora. Pensaci anche tu. Non tutto è perduto e qualcosa è ancora possibile, se lo riterrete possibile per voi, prima di mettere la parola fine e voltare pagina.

    1. Ciao, ho letto il tuo commento, anch’io ho scelto di fare ovodonazione (ovociti di bassissima qualità) volevo consigli sulla tua esperienza grazie dell aiuto

  2. Io 33 anni non sposata con bassissima riserva ovarica scoperta dalla mia gemella nella stessa situazione. Settimana prossimo provo stimolazione per pick up e crioconservazione malgrado il ginecologo mi ha dato il 2% di chance. Un dolore immenso che mi ha distrutto l anima e con il Covid é andata anche peggio. Ci sono storie di donne rimaste incinta naturalmente. La vita é imprevedibile. Ama.te stessa piu che puoi. É l’unico grande donne che puoi concederti al momento.

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