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Dal 4° Congresso SIRU: il punto sulla PMA in Italia

Fecondazione assistita: più di 4 anni tra diagnosi e cura. E dopo il covid più di 15mila bambini non nati per ritardi PMA. La Siru: “La fertilità ritorni al centro di agenda politica, accelerare Linee Guida e LEA”

Trascorrono in media 4,2 anni da quando le coppie chiedono aiuto fino a quando entrano in un centro di Procreazione medicalmente assistita (Pma). Il ritardo è molto spesso legato alla mancanza di un chiaro e omogeneo percorso diagnostico e terapeutico. Se ne è parlato nel corso del Congresso Nazionale della Società Italiana di Riproduzione Umana (Siru) a Napoli.

“Una grave lacuna – ha sostenuto Antonino Guglielmino, ginecologo Presidente SIRU – che, da un lato può compromettere l’esito dei trattamenti, considerando che le donne accedono alla Pma in media a 36,7 anni d’età, quando cioè hanno solo 1 possibilità su 5 di successo; dall’altro causa un ingente spreco di risorse economiche per il Servizio sanitario nazionale, legate a una cattiva gestione delle coppie con problemi di infertilità”. 

La carenza di Linee guide nel settore della infertilità è strettamente collegato ai percorsi necessari per ottenere una diagnosi effettiva. “In Italia non abbiamo mai avuto Linee guida cliniche – ha spiegato Antonino Guglielmino, ginecologo e Presidente della Siru – e ciò ha influito sulla individuazione delle buone pratiche legate alle evidenze scientifiche”. Al ritardo si aggiunge il problema della differenza di trattamento per le coppie, che non è omogeneo da Nord a Sud. 

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