La richiesta d’aiuto di una giovane coppia torinese condivisa da tante altre: “La speranza di diventare genitori rischia di allontanarsi ancora”
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Non solo Covid. C’è chi dalla sanità pubblica vorrebbe risposte apparentemente banali come interventi, esami diagnostici. Anche un percorso di fecondazione assistita senza ostacoli e fermi coatti. Gabriella, 31 anni, ci ha scritto per raccontare la sua storia. Condivisa con molte altre coppie che durante gli anni del Covid non hanno rinunciato a programmare una nuova vita.
“Mio marito e io, da oltre un anno e mezzo – scrive Gabriella – stiamo affrontando un percorso di fecondazione assistita all’ospedale Sant’Anna, una delle poche eccellenze pubbliche in regione. Un percorso psicologicamente, organizzativamente, fisicamente e, non per ultimo, economicamente dispendioso e logorante. Molte coppie non possono permettersi di spendere oltre 4.000 euro (esclusi esami e farmaci) per un tentativo nei centri privati”.
La parola “tentativo” non è casuale, chiarisce Gabriella, “perché non è assolutamente detto che vada a buon fine. Tante coppie che sono riuscite a realizzare il proprio sogno hanno dovuto provare più e più volte prima di avere esito positivo. Un tentativo di Pma è come una costosa scommessa il cui esito negativo fa male sotto molteplici punti di vista. Proprio per questi motivi, molte coppie come noi decidono di affidarsi a centri pubblici nonostante lunghissime liste di attesa”.
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