È tra le patologie «femminili» più temute poiché può compromettere la possibilità di avere figli. Secondo le stime, nel nostro Paese 3 milioni di donne, una su 10 in età fertile, soffrono di endometriosi, malattia cronica dovuta al crescere e proliferare del tessuto endometriale in altre sedi quali ovaie, peritoneo, tube, setto retto-vaginale, diverse da quella fisiologica, cioè la cavità uterina. Una «migrazione» anomala che causa infiammazioni, dolori anche lancinanti specie durante le mestruazioni, difficoltà nei rapporti sessuali e altri disturbi.
Ancora oggi la diagnosi di endometriosi arriva in media dopo sette anni, complici anche i tabù e la scarsa conoscenza di una malattia che tocca la sfera intima femminile. Ma questo ritardo può provocare conseguenze invalidanti per le donne colpite, oltre a procurare sofferenze fisiche e psicologiche già a partire dall’adolescenza e gravi limiti nella vita quotidiana, dalla scuola al lavoro, alle relazioni affettive e sociali. «Avere un trattamento tempestivo vuol dire anche prevenire l’infertilità» spiega Annalisa Frassineti, presidente di Ape-Associazione progetto endometriosi.
