Oggi è più facile diventare mamma dopo un tumore
Cresce la richiesta di interventi per preservare la fertilità, in vista di una successiva gravidanza. Cresce la richiesta di interventi per preservare la fertilità, in vista di una successiva gravidanza. Tra le cause anche l’aumento dei tumori giovanili: oggi l’eventualità di non poter avere figli a causa delle cure non è più accettato come un effetto inevitabile.
«Il danno ovarico dipende dal farmaco, dalla dose, dall’età e dalla riserva ovarica della paziente. Anche la radioterapia aumenta il rischio di insufficienza ovarica precoce» spiega Mario Preti, professore associato di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Torino e membro del Comitato Scientifico di Fondazione Umberto Veronesi. «La crioconservazione del tessuto ovarico è la soluzione più innovativa a fianco delle altre (protezione farmacologica con analoghi del GnRH, congelamento degli embrioni, congelamento degli ovociti, trasposizione ovarica).
Con l’intervento in laparoscopia si asporta una porzione periferica dell’ovaio che contiene i follicoli primordiali con ovociti immaturi, resistenti a congelamento e scongelamento. Per ripristinare la fertilità si trapianta il tessuto ovarico crioconservato nella porzione di ovaio rimanente o nella parete addominale. È la tecnica indicata nei tumori “a basso rischio” – come quello del seno o della cervice uterina agli stadi iniziali -, oltre che in quelli dell’infanzia (leucemie, sarcomi…) e la prima scelta nelle urgenze, se la chemioterapia non può attendere. Per le bambine è l’unica possibilità. Nel centro della Clinica Universitaria di Torino dal 2000 sono stati 268 i casi seguiti» dice Mario Preti.
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