Il coronavirus ha scardinato la normalità, dalla scuola al lavoro, al divertimento senza tralasciare le ripercussioni in ambito sanitario ed economico. In questo contesto si inserisce, e non in maniera marginale, un altro aspetto della vita che ha subito un notevole sconvolgimento: il parto.
Partorire ai tempi del coronavirus, con le misure restrittive di contenimento del virus, in atto anche nei reparti di ostetricia e ginecologia, non è stata sicuramente l’esperienza che i neogenitori avrebbero mai potuto immaginare durante i nove mesi di gravidanza. Quello che può essere considerato tra i periodi più importanti per la vita di una coppia spesso si è trasformato in un momento di angoscia. In alcuni casi la paura del contagio, di dover affrontare tutto da sole non potendo avere accanto a sé i propri affetti ha spinto le donne a rivolgersi ad un’ostetrica per informazioni sul parto in casa o in casa maternità, non consapevoli del fatto che si trattasse di una decisione da prendere per tempo e non a gravidanza ormai conclusa e che presuppone una serie di condizioni che riguardano in primis la salute della mamma e del bimbo.