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I centri dove si conserva la fertilità delle donne, quali sono i requisiti per accedervi e come funziona

Le pazienti oncologiche (e non solo) possono rivolgersi a una biobanca autorizzata, per congelare gli ovociti prima delle cure e usarli successivamente dopo la guarigione

La fertilità femminile può essere danneggiata dagli effetti collaterali delle terapie anticancro (chemioterapiaimmunoterapiaradioterapia). Per conservare la capacità futura di restare incinta la paziente oncologica può decidere di congelare gli ovociti (o il tessuto ovarico) prima dell’inizio delle cure in una biobanca autorizzata e riutilizzarli dopo la guarigione ricorrendo a tecniche di fecondazione assistita. Questo servizio viene offerto gratuitamente su tutto il territorio nazionale, eccetto in Molise, dove non ci sono centri competenti.

Il limite dell’età

«Il requisito è che la prognosi sia favorevole a lungo termine e la paziente non abbia più di 40 anni. Oltre questa età è inutile perché il numero e la qualità degli ovociti si riducono molto e le chance di gravidanza crollano» spiega Renato Seracchioli, direttore del reparto di Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna.

Manca una lista ufficiale delle strutture di riferimento

«Tra tutti i 346 centri italiani di fecondazione assistita ne abbiamo individuati 73, di cui 40 pubblici o convenzionati, che effettuano il servizio. Ma appena 17 hanno un’unità dedicata in funzione h24, tutti i giorni. Il che significa che negli altri centri l’attività non è sempre garantita — spiega Giulia Scaravelli, responsabile del Registro nazionale della Procreazione medicalmente assistita (Pma) dell’Istituto superiore di sanità (Iss) —. È un censimento su base volontaria, questi numeri pertanto sono provvisori. Con il ministero della Salute stiamo lavorando alla realizzazione di un sistema informativo nazionale di sorveglianza che andrà a integrare il registro sulla Pma».

Quanto costa il servizio

Nelle strutture private il servizio costa intorno ai 3 mila euro. Nella maggior parte delle regioni è possibile prelevare e congelare anche il tessuto ovarico (tecnica ancora sperimentale) nei casi di bambine in età prepuberale e, raramente, di pazienti che devono iniziare immediatamente la terapia e non hanno tempo di fare il trattamento ormonale per la stimolazione ovarica (più o meno 10 giorni) necessario. Per ora, secondo l’Iss, almeno 3.646 pazienti hanno congelato i propri ovociti e altre 1.800 il tessuto ovarico.

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