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Il mito della maternità e la tragica realtà del sistema sanitario nazionale

La gravidanza non è un momento magico da raccontare come se fosse una favola: è un eccezionale sforzo fisico e mentale che ha bisogno di servizi di assistenza e di cura adeguati e pagati dalle tasse

La notizia della mamma che ha perso il suo neonato addormentandosi su di lui dopo l’allattamento ha colpito l’opinione pubblica. È una tragedia e sappiamo quanto le tragedie dove di mezzo ci vanno i bambini colpiscano la sensibilità di tutti. Per le madri invece c’è sempre la gogna morale. Assia Neumann Dayan ha scritto un pezzo perfetto, condivisibile anche nelle virgole che porta alla luce il grande equivoco sulla gravidanza e la maternità. Concepita ancora come “dono”, vissuta da molte madri che leggono libri sbagliati come fosse una lezione di yoga acrobatico, un’occasione per sperimentare pratiche naturalistiche. 

La realtà è che gravidanza e maternità sono state impacchettate con una serie infinita di stronzate, più verosimili alle credenze che alla medicina. Assia Neumann Dayan tocca un punto centrale quando parla di tasse, quelle pagate da noi donne ma dimenticate quando sperimentiamo il Servizio sanitario nazionale e altri servizi (?) del welfare. Ma andiamo per ordine.

Le visite ginecologiche ogni due settimane per nove mesi: fanno diciotto, minimo, a cui si aggiungono varie analisi. Tra queste analisi, i test del DNA fetale per scoprire possibili malformazioni del feto non rientrano nelle nostre tasse. Come se scoprire malformazioni del feto non sia poi necessario cara mamma, potrebbero esserci sofferenze supplementari che valgono il “dono” della maternità. Le scoprirai a tempo debito…

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