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Mamma con ovodonazione: il figlio le potrà assomigliare?

Uno dei più grandi timori delle donne che ricorrono all’ovodonazione, è che il bambino non assomiglierà loro: ma la scienza dice altro

Mamma con ovodonazione

Circa il 20% delle donne con problemi di infertilità ricorre all’ovodonazione per diventare madre. Si tratta di un processo che viene generalmente avviato solo dopo aver eseguito una serie di esami approfonditi e nel caso in cui non sia possibile concepire in altro modo. Ecco cosa sapere.

Cos’è l’ovodonazione

L’ovodonazione (o donazione di ovociti) è una tecnica di fecondazione assistita di tipo eterologo attraverso cui una donna (ricevente) ricorre agli ovuli di una donatrice per avviare una gravidanza. Ciò significa che chi opta per questo tipo di trattamento è pronto a mettere al mondo un figlio con un patrimonio genetico di un’altra donna. La procedura viene presa in considerazione solo nel caso in cui nella donna sia stata riscontrata l’impossibilità di cominciare o portare a termine una gravidanza, anche attraverso le comuni tecniche di procreazione assistita, ad esempio per una scarsa riserva ovarica, nel caso in cui si sia affette da patologie che possano compromettere la capacità riproduttiva, per l’età avanzata della donna o per anomalie genetiche che potrebbero essere trasmesse al feto.

L’ovodonazione ha probabilità di successo altissime. Questo perché, ricorrendo a una donatrice esterna accuratamente selezionata, permette di superare le difficoltà di concepimento solitamente connesse ai suddetti fattori.

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