Sono circa il 3% le bambine e i bambini che in Italia arrivano grazie alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita (Pma), un dato importante che tuttavia non tiene conto di tutti i concepimenti avvenuti nelle cliniche estere al centro del “turismo riproduttivo”, un fenomeno ormai stabile e dai numeri rilevanti. Eppure la Pma è un tabù, se ne parla pochissimo e risponde a linee antiquate. Un paradosso per un Paese che si allarma di fronte al nuovo minimo storico delle nascite, invocando a gran voce un’inversione di tendenza – salvo, poi, non essere all’altezza della sfida. Le donne, grazie al femminismo e alle grandi conquiste, oggi posso scegliere. Sono largamente libere di non avere un figlio, se non lo desiderano. Gli anticoncezionali sono diffusi e l’interruzione di gravidanza o la pillola abortiva RU486 – nonostante le gravi difficoltà di accesso – sono “raggiungibili”. Le non madri per scelta sono libere dallo stigma sociale della presunta rinuncia, anche se ancora alle prese con i pregiudizi e la costruzione di una nuova identità sociale.
Questo articolo è un’anticipazione del pezzo che Maddalena Vianello, esperta di politiche di genere e organizzazione culturale presenterà al festival di giornalismo del settimanale Internazionale, che inizia il 1 ottobre a Ferrara. Leggi l’articolo completo