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“Senza il Covid avrei realizzato il mio sogno di diventare mamma”: la procreazione assistita rallenta e molte coppie perdono la speranza

“Se lo scorso anno non ci fossero stati disagi per via del lockdown, probabilmente a quest’ora avrei già avuto il pancione”. È la testimonianza di una donna che tenta – invano – di diventare mamma, da ormai due anni, attraverso la Fivet (la fecondazione in vitro) e non si arrende nonostante le varie difficoltà. La signora in questione, infatti, si è rivolta all’ambulatorio di fisiopatologia della riproduzione umana e Pma di Conversano a febbraio del 2019, ma ancora oggi non ha ottenuto risultati. Da una parte le attese per i tentativi di ulteriori procedure, dall’altro: il Covid-19.
Non è mai troppo tardi per fare tante cose, tranne che per diventare genitori.  In uno scenario in cui il fenomeno della denatalità dilaga in tutta Italia, la pandemia ha giocato un ruolo strategico, contribuendo alla riduzione di nuove nascite. Soprattutto quando le coppie che sognano di avere un bambino superano i 40 anni d’età e quindi decidono di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita.

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