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Caro diario, sono le 5.26, sognavo me in dolce attesa

Giovedì 26 gennaio ore 5.26
Caro diario,
eccole, le sento, sono loro! Quella fitta fastidiosa al basso ventre fissa e persistente mi sveglia nel cuore della notte. Mi prende nel sonno e lentamente mi fa passare dal dormiveglia alla veglia… E in quella fase si sa, il sogno è nitido, lo ricordi, e probabilmente è quello che ormai faccio tutte le sere ma che magari al mattino non ricordo perché i sogni sono così. Sogno in modi o momenti diversi ma sempre la stessa cosa, me in dolce attesa. Stavolta il sogno è stato molto crudele, io e mio marito che dormivamo come diciamo noi “accucciati” ovvero a cucchiaio con la sua mano a tenere il mio pancione da nono mese. Perché crudele? Perché quello che nel sonno avevo sentito come dolore mi aveva fatto svegliare pensando fossero doglie, ma effettivamente quel dolore era reale e nella realtà mi ha svegliato con il dolore forte che ormai conosco bene essere inizio del ciclo. Una doccia d’acqua fredda, non voglio alzarmi e andare in bagno per poi vedere la macchietta rossa, mi fa paura quel momento, divento tutta a un tratto vulnerabile fragile un vaso di cristallo rotto in mille pezzi, come lo rimetti insieme un vaso frantumato?
Non puoi, eppure quel vaso di cristallo si rompe ogni mese e ogni mese ricomincio da zero, non so come ritrovo la forza per sperare che magari quel mese è diverso e magari è la volta buona e poi mi riprendo di ottimismo. L’ultima visita la ginecologa aveva trovato un “bell ovulo“ a detta sua. E da un anno che proviamo, e quindi il mese scorso abbiamo fatto la prima visita da una specialista in fertilità per iniziare i vari controlli e vedere dove sta il probelma, durante la visita ci aveva detto i giorni in cui avere rapporti, e mi ha lasciato con un: “coraggio, quell’ovulo mi fa ben sperare”
Non volevo illudermi ma in qualche modo dopo quella visita ci avevo un po’ sperato e creduto che questo mese fosse stato diverso. avevo ritrovato l’energia e la forza di affrontare le giornate e con entusiasmo, a lavoro, nelle faccende di casa, una dinamite.
Mi stupiva io stessa di tutto ciò che riuscivo a fare in una giornata e con quanta energia..
Eppure eccoci qua
ritorno al presente troppo dolore al basso ventre, mi convinco ad alzarmi e andare in bagno… vado ed eccola là, maledettissima macchia rossa, metto l’assorbente e torno a letto piango in silenzio, non voglio svegliarlo non voglio che anche lui stia male… Piango e sto male sia fisicamente che mentalmente, ma non mi alzo a prendere come al mio solito la bustina di brufen. Decido di tenermi quel dolore che tanto è una briciola rispetto al dolore emotivi che provo. Decido di prendermi questo momento di dolore che fra qualche ora dovrò affrontare la giornata e il mondo fuori questo dolore non lo capisce o neanche lo vuole vedere. Sono stanca di sentirmi dire le frasi: ” dai vedrai che quando meno ci pensi arriva”, ” è lo stress, rilassati un po’ e in men che non si dica sarai in dolce attesa” o la peggiore di tutte “ma che fretta c’è! ancora siete giovani”… Questa ogni volta mi spiazza, una pugnalata al cuore.. Siamo giovani, infatti, perché una cosa così naturale non riesce, abbiamo iniziato a provarci che ne avevo 27 io e 29 lui, ed è già passato un anno. E i soliti complessi, cosa ho che non va, perché non funziono, perché sono sbagliata, perché proprio io, e stai anche male a fare questi pensieri egoistici ma cavolo, mi sono da sempre sentita pronta ad essere mamma, sin da piccola ho sempre avuto un istinto materno, gli amici mi hanno sempre chiamata la mamma della comitiva… E mio marito?! … O sarebbe un padre perfetto lui che lo ha sempre voluto già da tempo…
Sono le 6.30 a breve si sveglierà, asciugo le lacrime, il mio momento del dolore lo blocco qua, ma non se ne va via, semplicemente prendo la maschera, la indosso, e inizio la giornata. Se non vuoi farti ferire più di quanto non lo sei già meglio non mostrare la tua vulnerabilità, indossa la maschera ridi e fingiti felice,

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