Essere una quasi-mamma PMA

Ero alla nona settimana, se non ricordo male, quando ho dato il permesso a mia mamma di dare l’annuncio a qualche conoscente stretto, e tra i primi c’è stata una sua vicina di casa. Sua figlia ha qualche anno più di me, non vorrei sbagliare ma credo che ne abbia almeno una quarantina, forse di più. So da anni che ha difficoltà a concepire, ma ragazze sapete benissimo anche voi che non sono cose di cui si chiacchiera fuori in giardino con in mano una tazza di thé. La madre ne aveva accennato a mia madre, dicendole qualcosa come “A. sta cercando di avere un bambino, ma non arriva”. E dev’essere il periodo in cui io e Maritino iniziavamo a sospettare fortemente che qualcosa non andasse, ricordo che mia mamma mi rassicurò sul fatto che non si era sbottonata. Poi ricordo che una mattina ho incontrato questa signora in Ospedale, credo fossi andata per il mio primissimo dosaggio ormonale, e in qualche modo mi ripeté che A. stava avendo delle difficoltà; io le chiesi se avessero fatto delle analisi e lei mi rispose di sì ma che era tutto nella norma. Credo sia stata la volta in cui più mi sono “esposta”, perché sono sicura che per come le ho parlato, anche se non ho detto niente di che, si capisse che conoscevo le procedure iniziali. Insomma, qualche tempo fa mia mamma le ha detto della mia gravidanza, e la vicina le ha detto che invece sua figlia ed il marito si erano fatti seguire in un ospedale in Toscana (mi sembra!), che l’autunno scorso aveva avuto un aborto e da lì avevano deciso di non provare più.

Io faccio l’impiegata, e con qualche cliente o fornitore ho intrapreso negli anni un rapporto piuttosto informale anche se non proprio intimo. Anni fa avevo chiamato un cliente chiedendo dell’impiegata con cui ho più contatto, e mi rispose una sua collega. Mi disse che C. non c’era, e disse qualcosa tipo “Eh, poverina, chissà che sia la volta buona e questo tentativo vada a buon fine!”. Cosa che tra l’altro non mi era piaciuta per niente, perché anche se C. mi sta molto simpatica e la trovo un’ottima persona, non per questo una dovrebbe sentirsi in diritto di spandere notizie in lungo e in largo… Comunque capii che c’entrava la difficoltà a rimanere incinta, ed in effetti l’anno scorso o solo qualche tempo prima, durante una telefonata, si entrò in argomento vacanze e C. mi chiese se sarei andata in ferie con mio marito ed i figli. Le dissi che non avevamo figli, usando un tono di voce dal quale si potesse capire che non era una nostra scelta. Mi rispose che ero giovane e che sarebbero arrivati, e io le risposi “Mah, ho poche speranze” e lei aggiunse se che lei sì, oramai vista l’età se l’era messa via. Qualche settimana fa, con l’occasione di una telefonata, le ho dato l’annuncio e lei è stata veramente carina e sinceramente felice (o è stata brava come io non riuscivo ad essere, perché l’impressione era proprio questa); ma nonostante questo ho “minimizzato” trattenendo l’entusiasmo, l’ho ringraziata e appena ho potuto sono tornata a parlare di lavoro. E mi rendo conto che ogni volta che la sento non mi soffermo più di tanto sul personale.

Questa mattina mi ha chiamata l’impiegata di un altro nostro cliente, M. Non mi sta proprio simpaticissima, devo dire, infatti sto finendo il quarto mese e solo oggi le ho detto della gravidanza. E’ che mi sembrava brutto aspettare ancora, e quando mi avesse chiesto l’epoca gestazionale dirle “Ah sono in otto mesi!”. Anche lei è stata molto carina, mi ha detto che anche una sua collega è quasi a termine e mi ha detto che sono giovane. Mi sono messa a ridere e le ho detto “Beh, mica tanto! Quest’anno sono 35!”, allora lei mi ha detto che ne ha 43, e poi ha detto una cosa che mi ha fatto male. “Che bello, tutti questi bimbi in arrivo! Peccato, da me non sono voluti venire”.

Cos’hanno in comune questi tre episodi? Fondamentalmente che mi sento uno schifo, perché io ho una bambina che cresce dentro di me, e loro no nonostante tutti i loro sforzi. Mi sento male perché mi sento invidiata, e mi sento invidiata perché fino a ieri io ero una di loro ed io invidiavo molto chi aveva il pancione, lo sapete bene. Anzi, io sono una di loro, e non glielo posso dire, non posso dire “Conosco un centro che lavora bene” oppure: “Ma qual è il tuo problema?” ; “A chi lo dici!” ; “Che cure avete fatto?” ; “Ma sai che ora si può ricorrere all’eterologa?” ; “Questo è il mio blog, vieni a leggermi!”.

Perché è questo il motivo per cui ho aperto il blog, principalmente: condividere la mia esperienza con chi si trovava nei miei stessi panni ed aiutare chi ne sapeva meno di me.

E non dico che ora mi sembri tutto inutile, ma mi chiedo perché dovrei essere così aperta dietro lo schermo e non di persona…

www.manchisolotu.wordpress.com

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