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Il mio ginecologo è nato il 17 marzo

Devo fare due iniezioni sottocutanee al giorno, una la mattina, una la sera. No, la sera sono due: insieme agli ormoni devo iniettarmi un altro farmaco, il soppressore, per evitare ovulazioni intempestive.
Non ho mai fatto un’iniezione prima d’ora.
La mia amica Ella m’ha spiegato come fare, come mischiare polvere e liquido nella fiala, come tirare su con la siringa, spingere lo stantuffo per eliminare l’aria, picchiettare sulla siringa per far salire le ultime bolle d’aria, e ce n’è sempre una o due, microscopiche, che restano lì a farmi morire d’ansia: e se entrano in circolo e mi si blocca la circolazione?
Mi chiudo in bagno, e apparecchio tutto su un asciugamano pulito steso sul pavimento. Fuori la gatta raspa, e si lamenta.
Tolgo il cappuccio all’ago.
Non si toglie.
Spingo, giro, tiro, smadonno, sudo, spingo ancora e… trac, l’ago si rompe.
Ok, avevo previsto qualcosa del genere, ecco perché ho comprato quantità industriali di siringhe da insulina.
Prendo un altro ago, faccio leva sul cappuccio, spingo, giro, tiro, smadonno, sudo, spingo ancora e… trac, l’ago si rompe.
Nel mio dito.
Un fiotto di sangue rosso scuro sgorga e macchia asciugamano, pavimento, mano e braccia… pare la scena d’un crimine!
Riesco a scappucciare il terzo ago, a montarlo sulla siringa, faccio fuoriuscire l’aria e… mi paralizzo.
Ora dovrei infilare l’ago nella pancia. A 45 gradi, secondo le istruzioni.
Sto lì, con la mano che impugna la siringa sollevata, pronta a calare sulla mia pancia, un unico gesto deciso.
Deciso un corno.
Tremo e sudo, e m’agito. Infine con un estremo atto di volontà spingo l’ago nella pelle, e inietto, lentamente. Brucia un po’. Inietto tutto il farmaco. Tolgo l’ago, e un po’ di liquido esce, come una gocciolina, dal minuscolo buco nella mia pancia. Torna dentro! grido alla gocciolina, temendo che il farmaco iniettato sia troppo poco. Mi rassicureranno le ragazze del forum, non occorre essere precisi al millilitro, dopo tutto.
Sono in un bagno di sudore, il pavimento e i sanitari sono tappezzati d’impronte sanguinolente, ma ce l’ho fatta. Mi sento un eroe.

***
Le iniezioni quotidiane diventeranno routine. Mi inietterò i farmaci alternativamente nella pancia, e nelle cosce. Nella cellulite, che fa meno male. Sarei capace, ora, di farmi sottocutanee ad occhi chiusi volteggiando su un trapezio.

Tratto dal libro: “Il mio ginecologo è nato il 17 marzo. Da quindici a zero. Diario di bordo nelle intemperie della fecondazione assistita”, casa editrice Mammeonline – Matilda Editrice

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