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In attesa di un tempo migliore

Il tutto ebbe inizio a giugno 2022, dopo la consulenza in una clinica privata. Sapevamo che non sarebbe stato facile ma ci proviamo. Iniziamo le visite e gli esami dal costo assurdo. A settembre il prelievo ovocitario. A due giorni dal prelievo, il primo intoppo: ricovero ospedaliero a seguito di un collasso dovuto ad iperstimolo…anche se a fatica, tutto si sistema e ad ottobre il primo trasfer … l’emozione era forte..il dottore mi aveva detto di riprendere tranquillamente la vita di sempre, di tornare a lavoro, di evitare di affaticarmi…e ci ho provato, ma il pensiero era fisso e contavo i minuti che mancavano al prelievo di sangue…inizia quella che sembrava nausea da gravidanza..l’emozione aumenta ma presto scopro che anche le punture di progesterone possono provocare nausea. Le analisi confermano: primo tentativo andato male. La delusione è tanta ma procediamo con il secondo tentativo. Stavolta niente nausea o sensazioni strane..il pensiero fisso rimane comunque. Le analisi però ci danno esito positivo…siamo preoccupati e frastornati ma felici, non poteva esserci regalo di Natale più bello. L’istinto però mi dice che qualcosa non va. Faccio passare i giorni di festa e rifaccio le analisi..l’istinto aveva ragione: il sogno svanisce… i valori delle beta diminuiscono e bisogna fare i conti con un’altra delusione. Abbiamo ancora una riserva di 3 blastocisti e a fine gennaio altro tentativo. Stavolta la paura è più forte..cerco di stare attenta ad ogni cosa, ad ogni segnale, ad ogni cambiamento del corpo. Arriva il momento delle analisi e l’attesa tra il prelievo e l’esito sembra un’eternità. L’esito è positivo, di nuovo, ma stavolta i valori sono più alti e il medico ci dà qualche speranza in più. Tra le mille raccomandazioni, continuano le punture e i vari farmaci per supportare la crescita del “fagiolino”. Si avvicina il giorno dell’ecografia per ascoltare il battito e..qualcosa non va…il battito non c’è..le immagini mostravano un minuscolo corpicino in cui si potevano distinguere le manine ma niente sfarfallio, nessuna attività cardiaca. In quel momento ho potuto sentire solo il mio cuore che si spezzava…il medico cercava di spiegarmi cosa sarebbe successo ma io avevo solo voglia di scappare. Riesco a riprendermi fisicamente nel giro di 10 GG, senza necessità di intervento, ma psicologicamente no, la ferita è ancora aperta, anche a distanza di tempo. Decidiamo di fare un altro tentativo, utilizzando stavolta le due blastocisti rimaste. La probabilità doveva essere più alta ma niente, nessun attecchimento. Ora ho bisogno di una pausa..stiamo facendo passare un po’ di tempo prima di un nuovo tentativo con un nuovo prelievo ovocitario e speriamo di non rivivere lo stesso incubo…non so quanto riuscirei a resistere..

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