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La mia piccola storia

Salve a tutti! Mi chiamo Pamela, ho trentacinque anni e la mia è una storia molto semplice, comune a tante  ad altre tante donne. Sono sposata da quasi quattro anni e, d’accordo con mio marito, avevamo deciso di aspettare un paio di anni prima di provare ad avere il nostro primo figlio, soprattutto a causa di diversi problemi economici. Per tre anni dovetti sopportare tutta la gente curiosa che, non appena ingrassavo di qualche chilo, mi chiedeva se fossi incinta.

Era seccante, io mi sono sempre fatta i fatti miei, perché loro non si facevano i loro? E dove è scritto che ero obbligata a fare un figlio immediatamente dopo il matrimonio? Ognuno è libero di fare quel che vuole, io ero libera di scegliere io (insieme a mio marito ovviamente) quando avere un bambino. Un bambino è un impegno imponente, sia dal punto di vista emotivo che economico. Io volevo essere pronta per mio figlio, volevo che mio figlio avesse una mamma serena e soddisfatta di se stessa.

Così per tre anni mi dedicai al lavoro e a ciò che volevo fare prima di avere un figlio. Dopo tre anni, ci sentivamo pronti. I problemi economici non erano affatto risolti, ma il mio orologio biologico cominciò a ticchettare facendoci capire che era ora di deciderci. Mentre noi ci provavamo, tutti quanti intorno a me decisero di fare un figlio, tutti senza problemi, tutti al primo tentativo, tutti perfetti e meravigliosi, tutti bravissimi e felicissimi.

In realtà noi ci riuscimmo dopo tre mesetti, tutto sommato un ottimo risultato, ma io all’epoca mi stavo cominciando a fare mille paranoie, mi ero già fatta mille film mentali di problematiche assurde o situazioni di grave sterilità. Avendo avuto sempre il ciclo super puntuale, ero sempre stata sicura di rimanere subito incinta. Ma alla fine ci riuscimmo senza particolari problemi, ma alla prima ecografia ci furono i primi reali problemi.

Alla gioia di vedere per la prima volta il nostro bambino si associò l’ansia per uno distaccamento della placenta. Dovevo riposare, non resi malattia per non dare problemi alle mie titolari, che non ricambiarono in maniera così carina come la mia perché facevano fare comunque tutti gli straordinari a me e non alla collega più giovane e senza una gravidanza a rischio.  E purtroppo all’ecografia successiva il cuoricino del bambino non batteva più. Avrei dovuto fare un raschiamento.

Mi crollò il mondo addosso, ero arrabbiatissima perché tutto ciò fosse capitato proprio a me. Ne avevo passate così tante negli ultimi anni, situazioni che tutte le coppiettine felici con i loro bambini avuti senza problemi nemmeno potevano immaginare che esistessero. Ero stanca, stremata, amareggiata, nessuno che poteva capire come mi sentissi, mi sembrava che la vita si divertisse a prendermi a calci nel sedere.

Smisi persino di credere all’esistenza di un qualsiasi dio. Tutti a dirmi che non mi dovevo abbattere, che era solo un feto, che dovevo reputarmi fortunata perché non eravamo sterili e avremmo potuto provare ad averne un altro. In quel periodo io odiavo a morte tutte le donne incinte. non quelle con bimbi, solo quelle incinte. Sapevo che era un odio inconsistente, stupido ed  irrazionale, che non era colpa loro se io avevo perso il mio bambino. Ma io le odiavo e basta.

E, ovviamente, quello fu un periodo in cui chiunque rimase incinta, persino gente che non era nemmeno sposata e che era capitato così, per caso. Si, la vita mi stava proprio prendendo in giro. Ma io non volevo arrendermi. Raccolsi tutte le mie forze e cercai di andare avanti lavorando, facendo progetti e continuando a vivere la mia vita come avevo sempre fatto, nel miglior modo possibile. L’unico che mi capiva era sempre stato lui, mio marito, e anche in quella occasione rimanemmo uniti come non mai.

Insieme avevamo superato tante difficoltà, avremmo superato anche quello. Dopo cinque mesetti, rimasi nuovamente incinta. L’ansia mi veniva sempre appresso, prima con l’ossessione di non riuscire a rimanere di nuovo incinta, poi con il pensiero di perdere nuovamente il bambino. Il primo bambino l’avevo perso senza avere alcun segno fisico particolare, avevo avuto solo la strana sensazione che qualcosa non stesse andando bene. Ed avevo avuto ragione. Durante questa seconda gravidanza, se avessi avuto un ecografo a portata di mano, mi sarei fatta una ecografia ogni giorno. Mi osservavo ogni giorno per controllare se tutti i segni della gravidanza fossero sempre ben presenti. Non riuscii a tranquillizzarmi con la prima ecografia, nemmeno con la seconda. Con la terza cominciai un pochino a rilassarmi.

Ora sono entrata nel quarto mese di gravidanza. L’amarezza di aver perso il mio primo bambino è passata, ma non lo dimenticherò mai. Rimarrà sempre vicino alla nostra famiglia come il nostro piccolo angioletto custode, gli vorrò sempre tanto bene anche se non è mai riuscito a nascere. Ora cerco di essere il più serena possibile, di tenere lontano tutti i pensieri brutti da me e il mio piccolino, di stare tranquilla, cosa molto difficile per un tipo ansioso come me. Le ecografie sono il mio spauracchio, ogni volta che mi siedo su quella sedia temo che possa ripetersi ciò che successe in uno dei giorno più brutti della mia vita. Fortunatamente, a differenza di me, mio marito è una persona molto ottimista e compensa il mio pessimismo.

Questa è la mia piccola storia, simile a quella di tante donne che, purtroppo, hanno vissuto la mia stessa esperienza. Buona giornata a tutti 🙂

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