Speranza prima di tutto

Ciao, sono una quasi 36enne che vive nel profondo nord, in Alto Adige. Eh si, purtroppo anche qui oltre alle mucche ed alle patate, abbiamo problemi di fertilità. La mia ricerca di un bebè e’ partita nel 2019, ad un anno dal mio matrimonio. Sono rimasta subito incinta, incredibile ma vero! Peccato che nel giro di qualche giorno non lo fossi più… Il ginecologo dell’ospedale al quale siamo corsi alle 4 di notte in seguito a copiose perdite di sangue l’ha definita una “gravidanza biochimica”. Da quel momento qualcosa dentro di me e’ cambiato. Non sono più stata così fiduciosa nei miei risultati per la prima volta nella vita. Ho messo tutto in discussione. Abbiamo provato per 7 mesi a concepire, ma tutto taceva. Nel mentre e’ scoppiata la pandemia, che non ha aiutato sicuramente la mia causa. Abbiamo deciso di rivolgerci ad un centro specializzato. Dentro di me avevo sempre quella vocina che mi diceva che qualcosa non andava. Non era possibile che non fossi più riuscita a rimanere incinta dopo quel fortuito primo tentativo! E ogni mese l’arrivo del ciclo infrangeva inesorabilmente il nostro sogno di diventare genitori… Tra tutti gli infiniti esami della clinica e’ emersa la mia sindrome da ovaie micropolicistiche. Abbiamo così fatto due IUI con una blanda stimolazione per vedere se avesse funzionato, ma niente da fare. I dottori hanno quindi deciso di farmi fare la prima stimolazione ovarica per la ICSI. Purtroppo con la mia PCOS stimolando poco non produco ovociti decenti, aumentando  troppo il dosaggio ormonale rischio di andare in ospedale per iperstimolazione. Nel primo pickup mi hanno prelevato solo 8 ovociti, 3 decenti, ma nessuno arrivato a blastocisti. Così via di stimolazione lunga, cambiando approccio. Sono stata abbastanza male fisicamente, ma sono riuscita a lavorare e a far sembrare come se niente fosse dall’esterno. Ho prodotto 18 ovociti. Solo 2 arrivati a blastocisti e geneticamente etichettati come sani. Via di primo transfer. Emozione alle stelle. Le beta crescevano e l’impianto era avvenuto con successo. Già mi immaginavo col pancione. Invece alla prima ecografia amara sorpresa: blighted ovum, ovvero camera gestazionale vuota. Una doccia fredda.  Lacrime e disperazione. Sedute psicologiche. Il peggio e’ stato quando ho dovuto attendere di abortire. Un evento abbastanza shockante a cui non ero preparata. La stiamo ancora superando, mio marito ed io, sempre insieme. Abbiamo piantato delle piante in onore di queste piccole anime che sono passate, anche se per poco tempo, e ci hanno scelti. Sono mesi di esami lunghissimi ed estenuanti. Mi stanno rivoltando come un calzino perché quel che è successo a me con le analisi genetiche a posto, non doveva proprio succedere, se non in un caso su non so quanti milioni. Ma noi abbiamo ancora il nostro ovetto congelato che ci aspetta, la nostra scintilla di speranza, il carburante al nostro motore che ci fa andare avanti. Deve essere tutto perfetto per lui/lei per il prossimo transfer. Potessimo, gli/le metteremmo anche un bel tappeto rosso. Ci facciamo forza, cerchiamo di vivere il più normalmente possibile e di goderci il resto durante questi lunghi mesi di analisi ed attese. Non vogliamo pensare al dopo, ma abbiamo chiaro il nostro obiettivo. Sarà un dono d’amore enorme. #UnaStoriaUnLibro

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