(ANSA) – ROMA, 28 OTT – Il tumore all’ovaio è una malattia femminile insidiosa: l’80% delle diagnosi avviene infatti in fase avanzata e va garantito un adeguato percorso diagnostico e terapeutico. Otto donne su dieci colpite ricevono dunque la diagnosi molto tardi quando una ricomparsa della patologia entro i primi due anni dalla fine dei trattamenti è altamente probabile. Diventa quindi fondamentale incrementare il numero di diagnosi tempestive che possono avvenire durante i controlli ginecologici di routine.
Le nuove frontiere nella lotta a questa neoplasia sono uno dei temi al centro del XIX Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) . “La malattia in stadio iniziale non presenta sintomi specifici – afferma Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM -. Solo quando è in fase avanzata si manifesta attraverso perdita di appetito e problemi digestivi, gonfiore o dolore addominale. Anche per questo, i tassi di sopravvivenza registrati per la neoplasia dopo cinque anni sono ancora bassi”. Nel 2017 in Italia sono previsti 5.200 nuovi casi di tumore dell’ovaio, sottolinea Stefania Gori, presidente eletto AIOM: “Numerosi studi hanno dimostrato che l’età e l’infertilità sono tra i principali fattori di rischio, mentre la pillola contraccettiva svolge un effetto protettivo che varia in base alla durata d’assunzione.