Circa 10mila cicli di procreazione medicalmente assistita in meno, 1.500 bambini mai nati, il 60 per cento dei centri chiusi e l’attività di quelli aperti ridotta del 40 per cento. È l’impatto di Covid-19 sulle procedure di fecondazione assistita nei primi quattro mesi del 2020 calcolato dall’Istituto Superiore di Sanità attraverso la survey online del Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita.
L’indagine ha riguardato 201 centri, sia pubblici che privati, a cui lo scorso maggio è stato inviato un questionario sulla loro attività. In quel momento 191 centri erano attivi e 176 hanno risposto al sondaggio. Di questi, solo 3 (1,7%) hanno dichiarato di aver proseguito tutte le attività anche se non agli stessi ritmi del periodo pre-Covid. La quasi totalità dei centri (77,8%) ha invece sospeso ogni tipo di procedura. I nuovi cicli non sono stati avviati mentre i trattamenti in corso sono stati terminati ricorrendo al congelamento congelamento di ovociti e/o embrioni o al trasferimento embrionario. Altri 36 centri hanno sospeso ogni attività proseguendo soltanto con visite e prescrizione di esami.