Un’odissea mai cominciata. E sono felice così.

Dopo circa due anni di tentativi secondo Madre Natura, senza successo, il mio compagno mi ha convinta ad andare a fare una visita, per cercare di capire se la medicina poteva aiutarci a capire cosa non andava.

Ho 42 anni adesso, all’epoca ne avevo 40.

La prima cosa che ho fatto è stata andare dal medico di base, per farmi fare la ricetta. Mi dice “Guardi, qui in città c’è proprio un centro di ricerca specializzato in queste cose. Ma lei quanti anni ha?” “Quaranta” rispondo. “E non poteva pensarci prima?” risponde lui. (—)

No, non ci ho pensato prima, perché un uomo con cui valesse la pena fare progetti seri l’ho conosciuto solo adesso, perché prima sono stata impegnata a cercare di stabilizzare la mia sicurezza economica in 10 difficili anni di contratti a progetto, e perché, alla fine, sono affari miei, personali, o no?

Poi mi scrive la ricetta. Dice “Scrivo ‘per infertilità’, ma è così, giusto per capirci, non è che voglio dire….”

E torno a casa già un pò frustrata da quel dottore al quale, durante l’università, non hanno insegnato proprio niente sul rapporto umano col paziente.. ma vabbeh, vado avanti.

Ci rechiamo entrambi alla prima visita in questa clinica affollata da coppie in cerca di speranza.

Entriamo e il dottore ci fa un pò di domande. Quando gli dico che sono circa due anni che proviamo, così senza eccessivo impegno, ma insomma, di risultati proprio non se ne vedono, mi fa tutto il suo spiegone: dovrò fare all’incirca una decina di esami, tra cui alcuni molto invasivi, tipo farmi iniettare nelle tube del liquido in modo da verificare se per caso c’è ostruzione o altri impedimenti meccanici. Però devo stare attenta a non fare questo esame nel periodo successivo all’ovulazione, perché se per caso nel frattempo sono rimasta incinta, l’ovulo fecondato verrebbe spazzato via. Quindi no, non mi devo preoccupare, devo continuare a condurre una vita normale, come se non fosse niente, continuare ad avere rapporti magari anche calcolando i periodi di fertilità, se per caso già lo faccio. Solo che devo far coincidere questa ‘normalità’ con la prenotazione della visita, il tempo delle mie mestruazioni, il calcolo dei giorni fertili, e altre amenità del genere.
Mio marito no, lui deve solo fare un’analisi spermiometrica per vedere la salute della sua armata. Poca roba.

E fine, basta così. Venti minuti – che sono stati venti, non uno di più non uno di meno – e un pacco così di ricette per prenotare visite, di cui NESSUNA passata dal servizio sanitario nazionale. Una pesantissima sensazione umiliante di essere stata trattata come un assembramento di tubicini e parti meccaniche difettose, e la prospettiva di passare i prossimi mesi nella frustrazione più assoluta. Senza contare i circa 600 euro del costo complessivo delle visite grazie alle quali, FORSE, dice il medico, potremo solo CAPIRE  dove stà il problema, e quindi iniziare a TENTARE delle cure.

No grazie.

Ho posato le ricette sul tavolo.

Sono andata a dormire depressa.

E dopo forse una settimana le ho buttate a una a una nel cestino.

Se Madre Natura mi concederà questa gioia sarà grazie a Lei che avrò il dono di un figlio. Se non sarà così la mia vita e la mia identità saranno costruite su altre basi.

Se non sarà così forse Lei avrà le sue ragioni.

Trovo assurdo e profondamente egoistico accanirsi a volere un figlio a tutti i costi.

E trovo la nostra attuale medicina profondamente anti-umana.

 

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